PELLEGRINAGGIO GIUBILARE GENTE DI MARE
Pellegrini di Speranza Stella Maris Santa Chiara di Bari
Per il Giubileo del 2025, il Santo Padre, Papa Francesco, ha letto la bolla Spes non confundit. La Bolla di indizione del Giubileo, in cui si indicano le date dell’inizio e del termine dell’Anno Santo, viene emanata di solito l’anno precedente, in coincidenza con la Solennità dell’Ascensione. Anche la Stella Maris di Bari ha indetto un pellegrinaggio per la Gente di Mare il giorno 24 maggio 2025 al Santuario di Monte Sant’Angelo. Il Santuario Grotta San Michele Arcangelo ha un culto antico e proviene dall’Oriente. La critica storica del culto micaelico con le fonti di letteratura orale e le testimonianze di cultura popolare, vengono di solito trascurate o relegate come bagaglio di curiosità. Esse, invece, specie per la storia e l'analisi di un culto di forte spessore popolare qual è stato quello micaelico, hanno una importanza notevole e integrano la documentazione delle fonti scritte e archeologiche. Meritano, pertanto, di essere recuperati storicamente i segni cultuali della tradizione popolare (ex voto, comportamenti devozionali ecc.). Sarebbe, però, errato attribuire un valore autonomo a tali fonti, che perciò vanno prese in considerazione nelle loro rispettive relazioni con le altre fonti, in un rapporto di scambio e interdipendenza fra due sistemi di tradizione, che possono sommariamente definirsi di oralità e di scrittura.
Dal 25 giugno 2011 il Santuario garganico di San Michele a Monte Sant’Angelo nelle Puglie, che il principe degli Angeli scelse e consacrò di sua mano perché fosse per tutti luogo di pace e di perdono, per decisione di un apposito Comitato è divenuto patrimonio Mondiale dell’UNESCO, inserito nel sito seriale intitolato “I Longobardi in Italia, I luoghi del potere (568 -774 d.C.)”. Si tratta di un prestigioso e non comune traguardo raggiunto poiché i beni compresi nel sito, frutto di una rigorosa ed accurata selezione, rappresentano, ognuno per la propria tipologia specifica, il modello più significativo o quello più conservato tra le numerose testimonianze diffuse sul territorio nazionale e, nel loro insieme, rispecchiano l’universalità della cultura Longobarda. Tra i numerosi e prestigiosi partner che hanno tenacemente perseguito questo importante obiettivo sotto il coordinamento del Ministero per i beni e le attività culturali va ricordato il Centro di Studi Micaelici e Garganici che ha sede in Monte Sant’Angelo, diretto allora dal chiarissimo prof. Giorgio Otranto dell’Università degli Studi di Bari. Anche il supporto della Civica Amministrazione di Monte Sant’Angelo, dall’Arcivescovo della Diocesi, mons. Michele Castoro, e la Famiglia Religiosa della Congregazione di S. Michele Arcangelo, la quale, dal 1996, essendo stata chiamata a reggere l’illustre ed antico santuario, si sono adoperati, con un’assidua ed intensa cura pastorale del luogo e la realizzazione di importanti e moderne strutture di supporto, affinché esse avesse i titoli adeguati per figurare degnamente nel sito prescelto, anzi contribuisse decisivamente a raggiungere l’obiettivo con il suo peso non indifferente di fede e di storia. Secondo la tradizione, San Michele apparve sul Gargano tre volte nel V secolo e una nel 1656, in occasione di un epidemia di peste. Una delle prime apparizioni si sarebbe verificata l’8 maggio, che è il giorno in cui il Santo viene festeggiato sul Gargano. Dopo il suo arrivo sul Gargano, Michele, santo militare, a partire dalla metà circa del VII secolo, si legò stabilmente ai Longobardi, sia del ducato di Benevento che del regno di Pavia, a diffondere, durante l’alto medio evo, la conoscenza e il culto dell’angelo. I duchi di Benevento, soprattutto Romualdo I (662-677), il re Cuniperto (688-700) e Ansa, ultima regina dei Longobardi, elaborarono un vero e proprio programma edilizio per il santuario, ormai considerato il santuario nazionale dei Longobardi. Numerosi pellegrini visitavano la grotta, al cui interno scorreva un’acqua dolce e miracolosa, capace, secondo la tradizione, di guarire soprattutto dagli attacchi febbrili. Il santuario garganico visse un periodo di particolare splendore tra il VII e la metà del IX secolo, epoca alla quale risalgono le quasi duecento iscrizioni, incise o graffiate nella parte più antica del complesso monumentale, tra le quali quattro in caratteri runici, che costituiscono le prime testimonianze italiche della scrittura detta “runica” dalle sue lettere (Le rune). Si tratta di un corpus epigrafico longobardo, l’unico del suo genere finora rinvenuto in Italia. In quindici secoli di storia, la grotta dell’Angelo è stata meta di un intenso flusso di pellegrini da parte di persone di ogni condizione ed estrazione sociale, gente umile e personaggi illustri, re, principi, imperatori, santi, papi: un fenomeno di fede e devozione popolare che si è perpetuato fino ai nostri giorni e che ha fatto della grotta micaelica del Gargano uno dei luoghi privilegiati della religiosità popolare in Europa. La memoria del beato Arcangelo Michele venerata in tutto il mondo è testimoniata dalla chiesa perché fondata per opera sua e consacrata a suo nome. Lui stesso si è degnato di fondarla e per sé. Il luogo si trova tra il golfo Adriatico e il monte Garganico, dove è posta la città di Siponto. “Un mattino il Vescovo di Siponto si reca al Santuario con offerte e in ferventi preghiere. La chiesa aveva una conformazione irregolare, a spigoli vivi, con le pareti erette non come opera umana, bensì tagliate a picco a guisa di caverna, e irta di rocce affioranti in molti punti, anche nella volta di altezza diseguale, così da poter essere toccata col capo in qualche punto e sfiorata appena in qualche altro con la mano: io credo che il messaggio dell’Arcangelo del Signore sia di ricercare e apprezzare non la bellezza artefatta delle pietre, ma la purezza del cuore. All’esterno la cima del monte in parte è ricoperta da una selva di cornioli e in parte si estende in un verdeggiante pianoro. Da quella stessa roccia che ricopre il sacro tempio, scorre, goggia a goggia, un’acqua dolce e cristallina, che gli abitanti del luogo chiamano ‘stilla’. E’ abitudine dei fedeli, una volta ricevuta la comunione, ... assaporare il dono del liquido celestiale: infatti, è gradevole al gusto e salutare al tatto. E quindi molti che sono affetti da lunghi accessi febbrili, quando bevono quest’acqua, ottengono immediatamente il sollievo di una rapida guarigione.”(Alessandro Lagioia – Le memorie agiografiche di San Michele sul Gargano – Bari 2017). Molti pellegrini giungono a Monte Sant’Angelo nei giorni della sua festa e si crede che l’intensità della virtù angelica sia in qualche modo superiore, quindi vengono al Santuario dell’Arcangelo Michele per ricevere l’eredità della salvezza.
A cura del Presidente della Stella Maris di Bari, Dott. Luigi Leotta

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